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Storie

Il dramma della prigione. I carcerati si arrangiano come possono ma…

Published by
Laura Occhineri

Dei tatuaggi in prigione si è parlato per tanto tempo, sono diventati un argomento che continua ad interessare una vasta gamma di persone, e che ha sempre lasciato un velo di mistero sulla storia della vita in carcere.

I tatuaggi che si facevano i carcerati riportavano immagini molto semplici, niente di complicato ed elaborato, ma figure che hanno acquisito significati molto profondi, il più delle volte legati alla propria cultura di appartenenza, alla famiglia, alla propria esperienza, alla libertà, alla sofferenza e alla voglia di evadere, che potevano variare in base al luogo.

Simboli e storie profonde del tatuaggio eseguito all’ interno delle carceri (credit Canva.com)

Si tratta, anche in carcere, di raccontare grazie al tatuaggio una parte di sè, della propria vita. Ma quando i tatuaggi erano ancora un tabù, anche in Italia soprattutto tra gli anni ’50 e ’80, non venivano visti di buon occhio.

I tatuaggi all’ interno delle carceri

A dare una risposta sui tatuaggi dei carcerati, sono stati soprattutto un tatuatore e un fotografo, Giuseppe Di Vaio e Braian Anastasio, che hanno intervistato alcuni ex detenuti di Napoli, scoprendo simbologie e culture di questa vecchia pratica, messa in atto all’ interno delle carceri. In un’ intervista a Vice, ai due registi del docufilm Mamma vita Mia sui tatuaggi degli ex carcerati di Napoli, si è parlato dei significati che possono celare i tatuaggi di queste persone.

I tatuaggi all’ interno delle carceri (credit Canva.com)

Coloro che erano stati in carcere, tra gli anni ’50 e ’80, si tatuavano sulla pelle soprattutto immagini simboliche. Tra questi ad esempio c’ era chi si tatuava un pesciolino, per segnalare agli altri di essere una persona in grado di mantenere segreti e che avrebbe tenuto “acqua in bocca”, o ancora, gli occhi sulla schiena e/ o sul petto che identificavano l’ essere capaci di essere costantemente vigili. Tra i carcerati andava molto anche tatuarsi figure contro la polizia ma anche l’ amore verso la propria madre, moglie o amante.

Alcuni disegni molto diffusi soprattutto in Europa e America erano: la lacrima sotto l’ occhio, numeri che potevano simboleggiare l’ appartenenza a una banda o legati alla detenzione, la croce sul petto o altri simboli religiosi comunemente erano simboli appartenenti ai ladri e ai criminali, coltelli e/o bare erano simbolo di omicidio, i punti che potevano essere cinque di cui quattro erano simbolo delle mura della cella e il quinto al centro era il carcerato, ecc. Altri veniva fatti semplicemente per il piacere di avere tatuaggi sul corpo.

Come venivano eseguiti i tatuaggi in carcere

In carcere certamente non veniva utilizzato un inchiostro fatto apposta per i tatuaggi, ma bensì c’ erano diverse modalità per creare sia ago che inchiostro. Durante l’ intervista, i ragazzi hanno raccontato che per creare “la macchinetta” veniva presi 3 aghi da cucito attaccati ad un pacchetto di fiammiferi, mentre il colore veniva creato scaldano il fondo delle pentole fino a ottenere il così detto “nerofumo”, che poi veniva raschiato e mischiato a un po’ di sapone. In altri luoghi utilizzavano cenere o gomma bruciata per creare l’ inchiostro, che veniva poi mischiata all’ urina o alla saliva, mentre per incidere la pelle alcuni usavano il rasoio elettrico.

Il tatuaggio veniva eseguito con la tecnica della “puntura a mano“, col quale i disegni erano ben distinguibili anche oggi. I tratti potevano essere più o meno incerti in base all’ abilità del tatuatore.

Spesso venivano eseguiti da carcerati con doti artistiche, che in cambio chiedevano favori materiali o protezione. Alcuni si tatuavano anche simboli o immagini differenti semplicemente per passatempo.

Tatuaggi fatti in carcere. Fotogramma tratto dal docufilm Mamma Vita Mia ( credit Mamma Vita Mia)
Tatuaggi fatti in carcere. Foto anni ’80 (credit tumblr.com/oltrelapelle)

Questi sono solo alcuni degli aspetti dei tatuaggi che venivano eseguiti nelle carceri, ma in base a dove ci si trovava nel mondo, il tatuaggio praticato al loro interno aveva significati differenti, anche a livello gerarchico, nelle bande che si creavano, per essere rispettati e per capire chi si aveva davanti. Era anche lì un mezzo di espressione per comunicare dall’ interno.

Se qualcuno osava farsi tatuaggi che riportavano “informazioni” false sul proprio trascorso, che non erano dimostrabili ma solo copiati, veniva sfregiato dove portava il tatuaggio. L’ ambiente al loro era molto ostile sia in Europa che negli altri continenti. Del mondo dei tatuaggi nelle carceri, c’ è una grande vastità di informazioni che possono variare tra loro di significato, ma solo chi l’ ha vissuto poteva capire sulla propria pelle il vero significato.

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