Molte persone amano i tatuaggi e non vedono l’ora di farsene uno. Altre invece non vedono di buon occhio questa usanza così diffusa in tutto il mondo, soprattutto se riguarda la pelle delle persone più care, in questo caso specifico, dei figli.
Ebbene, la vicenda che vogliamo raccontarvi oggi ben si inserisce nel secondo filone di approcci al mondo della body art, considerato che ha come protagonista una donna australiana che è arrivata a portare in tribunale l’ex marito.
Ma per quale motivo un tatuaggio apparentemente innocente è stata la goccia che fatto traboccare il vaso della pazienza di questa donna?
Proviamo a saperne di più, ricostruendo quanto accaduto sulla base dei racconti della stampa locale.
L’uomo finito dinanzi al giudice è Bradley Victory, di 45 anni. Alla corte del tribunale di Picton, alle porte di Sydney, si è dichiarato non colpevole di fronte alle accuse di aggressione mosse dalla ex moglie, che lamenta danni fisici effettivi e ferimento di una persona con l’intento di causare gravi pregiudizi.
Le accuse sono evidentemente molto gravi ma… cosa è accaduto realmente?
A spiegarlo è la donna, l’ex moglie di Victory, Nadene Rees. Secondo Nadene i danni deriverebbero da fatto che l’ex marito ha acconsentito affinché la figlia adolescente della coppia potesse farsi un tatuaggio alla caviglia raffigurante un acchiappasogni, un simbolo di origine nativa americana.
La corte ha così potuto venire a capo dell’annosa vicenda. La giovane, la figlia Casey Victory, che ha appena compiuto 17 anni, si è infatti fatta tatuare questa immagine dietro propria volontà e dopo numerose insistenze agli occhi dei genitori.
La ragazza ha peraltro preso le difese del padre, arrivando ad affermare che quanto stava accadendo era una situazione orribile, e che il papà non avrebbe fatto nulla di male. “Quella di farmi tatuare è stata una mia scelta” – ha detto la giovane, che ricorda anche che il padre ha fatto iniziali resistenze prima di acconsentire, affermando a sua volta di non poter fare l’ipocrita, visto e considerato che lui per primo sfoggiava dei tatuaggi sulla pelle.
Ad ogni modo, i problemi per il padre sono appena iniziati. La legge del Nuovo Galles del Sud, la regione in cui si trova la famiglia, prevede infatti che sia illegale tatuare chiunque abbia meno di 18 anni senza il permesso scritto di un genitore o di un tutore. Di qui, la necessità di argomentare una tesi difensiva piuttosto strutturata che, peraltro, si poggia sul fatto che la figlia non avrebbe avuto contatti con la madre per ben tre anni e che in ogni caso il padre si è assunto la responsabilità firmando il modulo di assenso al tatuaggio.
La donna sembra tuttavia intenzionata ad andare avanti, affermando che prima di una simile decisione si sarebbe dovuto sentire anche il suo parere.
Ad ogni modo la ragazza, che ha sempre difeso il padre, nel frattempo è diventata maggiorenne e si è concessa un nuovo tatuaggio: una rosa ed un rosario, che per lei stanno a simboleggiare il papà ed i nonni con i quali è cresciuta, a differenza della madre, che non è molto presente nella sua vita.
Chissà per quale motivo allora, abbia voluto sindacare su una scelta che in effetti, non la riguardava. Voi cosa ne pensate?
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