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Storie

L’inchiostro per i tatuaggi non è stato sempre lo stesso. Ecco perchè è cambiato nel tempo

Published by
Laura Occhineri

Oltre alle macchinette per tatuare un altro grande protagonista del mondo del tatuaggio è l’inchiostro, che si è evoluto nel corso del tempo.

L’inchiostro per tatuare è ciò che ci permette di dare forma a un’arte, proprio come una tempera per la realizzazione di un quadro. Nel corso della storia del tatuaggio, il suo composto è cambiato col tempo, fino ad oggi, permettendo di ottenere una grande vastità di colori e composizioni differenti.

L’evoluzione dell’inchiostro (credit Canva.com)

Il primo colore utilizzato per realizzare i primi tatuaggi, è sempre stato il nero per tanti secoli, che veniva ottenuto grazie alla miscela di minerali e componenti di origine naturale, sia di piante che di animali, così come anche altri colori. Come riportato da Trinity tra i primi componenti che venivano utilizzati nell’antichità, per realizzare i primi tatuaggi, c’era la fuliggine, mista ad altre sostanze, che veniva semplicemente applicata sopra le ferite per segnarle, in modo che cicatrizzassero insieme ad essa.

L’inchiostro per tatuaggi e la sua evoluzione nel tempo

Tra gli antichi greci e i romani vi fu uno studioso e medico romano dell’imperatore Giustiniano I, Ezio, che nei suoi vecchi diari, riportò gli ingredienti di una miscela utilizzata per realizzare l’inchiostro per i tatuaggi. Consisteva nell’utilizzare corteccia di pino egiziano, bronzo corroso con aceto, delle larve di insetto e vetriolo. Questa ricetta venne utilizzata per tutto l’Impero Romano, fino al periodo del Cristianesimo, quando il tatuaggio venne condannato come peccaminoso.

L’arte del tatuaggio però non scomparve come tradizione per altri popoli, come ad esempio quello dei Celti e dei Pitti, che lo utilizzavano come segno di minaccia e protezione, per intimidire i nemici in battaglia. Dei loro corpi tatuati si ha testimonianza attraverso alcune tavole, in cui vengono raffigurati con tatuaggi in cui spiccava il colore blu dell’inchiostro.  Questo pigmento veniva ricavato dalle foglie della pianta Guado, tipica dell’Europa e dell’Asia occidentale, che venivano bollite due volte fino a formare un composto denso, che veniva poi applicato sulla pelle, su cui si picchiettava con dei piccoli aghi per depositare l’inchiostro.

In Giappone invece la pratica del tatuaggio si sviluppo già dal 300 d.C., per identificare i criminali come delinquenti all’interno della società, fino a che, successivamente verso l’inizio del periodo Edo, con lo sviluppo della tecnica di stampa della xilografia, il tatuaggio cambiò connotazione, divenendo una pratica di decorazione artistica. Così gli artisti che praticavano l’arte della xilografia divennero poi anche tatuatori. L’inchiostro che utilizzavano era sostanzialmente lo stesso utilizzato per decorare le tavole in legno. Si trattava di un particolare inchiostro nero conosciuto come Sumi, proveniente dalla città di Nara. Questo composto veniva realizzato utilizzando fuliggine ottenuta dai rami di pino bruciati con olio di sesamo, che veniva impastata alla colla d’ossa. Una volta lasciato riposare, veniva mescolato all’acqua, per creare l’inchiostro. (questo tipo di prodotto viene ancora realizzato nella città di Nara).

In Occidente invece l’arte del tatuaggio iniziò a diffondersi soprattutto tra i marinai, che viaggiando scoprirono le varie arti dei tatuaggi, da altri popoli oltreoceano. I marinai e i militari iniziarono così a tatuarsi, utilizzando spesso ciò che avevano a disposizione, compresa la polvere da sparo.

Come dichiara Tattoo archivie, quando il tatuaggio iniziò a diffondersi tra la popolazione, si creò anche un vasto mercato sulla produzione degli inchiostri per tatuaggi. Molti venivano venduti in polvere a base di piombo, dentro vasetti da circa 14 g – 7 g, che poi dovevano essere mescolati ad acqua distillata e Listerine.

Negli anni ’30, tra i primi fornitori di inchiostro per tatuaggi vi fu Milton Zeis, grande imprenditore, businessman, che mise in vendita circa 14 colorazioni diverse, in flaconi contagocce. Altri tatuatori invece erano soliti creare la propria miscela, per ottenere un inchiostro personale. Molti in passato vennero poi citati in giudizio, per aver utilizzato prodotti a base di piombo e altri metalli nocivi per il corpo umano.

Queste erano alcune delle miscele impiegate per realizzare l’inchiostro per tatuaggi nel corso nel tempo, ma ad oggi la sua composizione si è evoluta, ed esistono tantissime marche e tipologie di inchiostro per tatuaggi. I colori in commercio oggi sono davvero tanti, si può trovare e/o comporre qualsiasi tipo di colorazione e tonalità. Molte aziende producono inchiostri realizzati utilizzando solo ingredienti di origine naturale senza metalli o agenti tossici o cancerogeni, 100% organici, sterili, approvati dalla FDA, provvisti di sigilli di certificazione e controllo.

L’inchiostro per tatuaggi è composto da due elementi : veicolo e pigmento. Il veicolo ha il compito di distribuire il pigmento in una matrice fluida, prevenire l’agglomerazione, ed è importante per favorire l’applicazione dell’inchiostro sulla pelle. I veicoli più usati che possiamo trovare all’interno del colore possono essere: alcol etilico, amamelide vegetale, listerina, glicerina, acqua distillata. I pigmenti invece spesso possono essere composti da :componenti inorganici come sali e ossidi metallici, tinte di origine vegetale, oppure sostanze di sintesi organica come carbone, nafta ecc. Le aziende che producono gli inchiostri per tatuaggi si prendono la responsabilità di autocertificare l’atossicità e l’ipoallernicità dei loro prodotti.

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