Quando parliamo di tatuaggi è inevitabile pensare allo strumento che i tatuatori usano per imprimere disegni sulla nostra pelle, che può sembrare una semplice macchinetta, ma non lo è. Vediamo di cosa si tratta nello specifico.
Gli strumenti per tatuare dall’antichità ad oggi sono stati, e sono tutt’ora, davvero tanti. Ogni civiltà aveva il proprio modo di lasciare impresso il colore sulla pelle, ma oggi ci limiteremo a parlare semplicemente di come e quando nascono le macchinette da tatuaggio moderne, partendo dall’America di fine ‘800.
Il primo a creare un prototipo di macchinetta, definita anche come “penna elettrica” fu Thomas Edison nel 1875. Inizialmente veniva utilizzata per creare degli stencil, in grado di replicare locandine, lettere, ecc. Questa invenzione, inizialmente non venne presa sul serio. Solo successivamente si riuscì a concepire che nella creazione della macchinetta di Edison, c’era del gran potenziale, ma non per creare stencil, ma bensì per utilizzare lo stesso meccanismo per utilizzare lo strumento sulla pelle, per creare tatuaggi.
Macchinette per tatuare: bobine e rotative
L’invenzione di Thomas Edison era un sistema secondo cui, un piccolo motore, una volta azionato, faceva battere un pennino su e giù, rapidamente. Il tatuatore Samuel O’Reilly, nel 1891, ebbe un’idea. Quella di modificare l’invenzione dello scienziato. Al posto della penna, aveva applicato un ago che batteva, alla velocità di circa 50 volte al secondo.
In precedenza, i metodi per tatuare c’erano, ma erano molto più amatoriali. Come materiali venivano utilizzati il ferro, l’acciaio e l’ottone, che rendeva le macchinette molto pesanti. Così si passò all’utilizzo dell’alluminio, materiale che conferiva alla macchinetta molta più leggerezza. L’idea di creare una macchinetta come aveva progettato O’Reilly, fu una grande scoperta. Il progresso delle macchinette per tatuaggi infatti inizierà proprio verso la fine del 1800.
Successivamente, il primo vero modello di moderno, verrà ideato intorno al 1920 da Percy Waters. Al suo modello restano fedeli ancora oggi molti modelli di macchinetta, tutt’oggi in commercio. Si trattava di macchinette a bobine elettromagnetiche posizionate in modo parallelo.
Il tatuaggio, come anche gli strumenti impiegati per la sua realizzazione, hanno continuato a svilupparsi negli anni, fino a far apparire sul mercato innumerevoli tipologie di macchinette, varie sia per design che per le funzionalità. Nonostante ciò, anche oggi questi strumenti, possono essere modificati dai tatuatori, soprattutto quelli a bobine.
La differenza tra macchinetta a bobine e rotativa: differenze e funzionalità
Oggi esistono vari tipi di macchinette, c’è chi preferisce rimanere fedele al modello old school della macchinetta a bobine, e chi decide di utilizzare le macchinette rotative più moderne. Vediamo di cosa si tratta.
Come abbiamo visto, quando parliamo di macchinette a bobine, parliamo di strumenti composti appunto da due bobine, a motore. Questa tipologia, ha la possibilità di essere regolata e modificata, settandola in base alla velocità e la potenza che vogliamo usare per la battitura e l’esecuzione del tatuaggio (più lenta o più veloce), che può richiedere un lavoro di riempimento, linea o sfumatura.
In alternativa, si posso acquistare macchinette diverse, in base a quali lavori si devono eseguire. Le macchinette a bobine, ancora oggi sono quelle preferite dai tatuatori e quelle che possono costare meno sul mercato. Il loro svantaggio è che richiedono un’attenta manutenzione, e ulteriori componenti (gommino tieni ago, grip, tip, elastico, ago).
In stile più moderno invece, esistono le macchinette rotative, molto più silenziose, leggere e dinamiche. Sono dotate di un motore interno, una camma attaccata a una barra di spinta, collegata a uno stantuffo che spinge l’ago, o le cartucce che lo contengono.
La scelta della macchinetta giusta per un tatuatore, è sempre soggettiva, ognuno lavora meglio con quella che preferisce, in base al proprio stile, alla pratica e alle proprie necessità. Entrambe le macchinette, necessitano anche di un alimentatore per funzionare, al quale vengono collegate, tramite dei cavi elettrici e, se necessario, un pedale.