Maradona ha fatto la sua apparizione. Un vero e proprio shock. Ma scopriamo insieme i dettagli.
Quando si discute dei più grandi calciatori di tutti i tempi, la lista spesso include Pelé e colui che veniva chiamato El Pibe de Oro, Diego Armando Maradona. In Argentina, suo paese d’origine, quest’ultimoè sempre stato più di un eroe sportivo, una figura divina. Nato il 30 ottobre 1960, è cresciuto in condizioni disagiate a Villa Fiorito, vicino a Buenos Aires, quarto figlio di Tota e Chitori Maradona. All’età di tre anni, ricevette un pallone come regalo di compleanno da un cugino, che divenne da subito un suo caro compagno.
Il suo talento eccezionale era evidente fin dalla più tenera età. All’età di otto anni, si presentò all’Argentinos Juniors per un provino. Quando gli allenatori videro cosa sapeva fare con il pallone, chiesero a Maradona di consegnare loro la sua carta d’identità. Infatti non potevano credere che un bambino così piccolo riuscisse a fare tutte quelle prodezze.
A 15 anni, Maradona fa il suo debutto ufficiale nella prima squadra dell’Argentinos Juniors e diventa il più giovane giocatore di sempre della Primera. Pochi mesi dopo fa il suo esordio nella nazionale argentina, in un’amichevole contro l’Ungheria. Questo accadde all’inizio del 1977, l’anno prima che l’Argentina ospitasse la Coppa del Mondo. Con gran stupore però dello stesso Diego, l’allenatore della nazionale, decise di escluderlo dalla rosa della Coppa del Mondo.
Maradona trascorse cinque anni all’Argentinos Juniors, segnando 116 gol in 166 presenze. In questo periodo conosce Claudia Villafañe, che qualche anno dopo sarebbe diventata sua moglie. Successivamente approda al Boca Juniors, la squadra per cui aveva tifato fin da bambino.
L’omaggio a Maradona
Maradona passa poi al Barcellona, diventando il primo giocatore di questa squadra a ricevere la standing ovation dei tifosi del Real Madrid. Tuttavia, la stella argentina non ebbe il grande impatto nella Liga che molti si aspettavano da lui. Le circostanze non erano ideali. In campo Diego ha subito continui falli, culminati con la rottura di una gamba. E fuori dal campo i rapporti con lo staff erano a volte pessimi. La goccia che fece traboccare il vaso fu una terribile rissa in campo contro il Bilbao davanti a Re Juan Carlos e ad altri 100 mila tifosi che costrinse i dirigenti del Barcellona a cedere il calciatore.
Nel 1984, Maradona fu trasferito al Napoli. Fece sicuramente colpo nella sua prima stagione in Seria A (il Napoli arrivò terzo). Due anni dopo si svolsero i mondiali in Messico. Un’esperienza indimenticabile per lui e per l’intera Nazione visto che Diego ha portato l’Argentina a vincere la coppa mondiale, la prima della sua storia e Maradona fu votato all’unanimità come Giocatore del Torneo. Dopo la conclusione trionfale della Coppa del Mondo, Maradona torna al Napoli, con il quale riesce ad aggiudicarsi il titolo di Serie A.
Nonostante il successo sul campo, la sua vita privata non era così ottima. All’insaputa di molti, dalla metà degli anni ’80 aveva una dipendenza da cocaina. Anche se questo non gli impedì di portare l’Argentina a un’altra finale di Coppa del Mondo nel 1990, anche se stavolta la squadra sudamericana non riuscì a prevalere contro la Germania Ovest.
Il ritiro
Ma la vita a Napoli peggiorò. La stampa iniziò a scrivere di lui, della sua amante e del loro figlio nato nel 1986 all’insaputa dell’opinione pubblica. In seguito al fallimento di un test antidroga per la cocaina, Maradona lasciò definitivamente il Napoli nel 1991. Durante i 15 mesi di sospensione per abuso di alcol e cocaina, Maradona accettò un programma di disintossicazione e ricominciò presto ad allenarsi.
Dopo la sospensione, passò al Siviglia, con il quale però disputa solo 26 partite, lontano dal successo che aveva ottenuto a Napoli. Dopo una debacle con l’allenatore dopo essere stato sostituito in una partita, l’argentino gioca la sua ultima partita a Siviglia. L’ultimo club in cui Maradona ha militato è stato il Boca Juniors, prima di smettere nel 1997. Ci ha lasciato nel novembre 2020, all’età di 60 anni.
L’eredità calcistica
Diego Armando Maradona è considerato da molti il più grande calciatore di tutti i tempi. Il “numero dieci” argentino è diventato il salvatore della patria aiutando la sua squadra a vincere la Coppa del Mondo nel 1986. Viene spesso considerato come il miglior giocatore di sempre, anche se non tutti sono d’accordo, soprattutto dopo l’arrivo di Lionel Messi.
Le argomentazioni secondo cui Maradona è il migliore dei due giocatori possono essere fatte sulla base del fatto che ha fatto diventare campioni sia l’Argentina che il Napoli. Messi non ha vinto la Coppa del Mondo con la sua nazionale e il Barcellona era già campione quando è arrivato.
La dedica
Come accennato in precedenza, Maradona è un giocatore estremamente riverito, non solo dai tifosi napoletani o argentini ma dai fan di tutto il mondo. Un esempio lampante è quello avvenuto durante gli Europei di calcio, tenutosi in Inghilterra e che ha visto proprio l’Italia trionfare. Un’emozione però che non abbiamo potuto provare con i Mondiali del Qatar, vista la mancata qualificazione della Nazionale. Il torneo è cominciato il 20 novembre e si concluderà il 18 dicembre.
Un’edizione decisamente unica nel suo genere, considerato che non si svolge durante il periodo estivo, a causa delle elevate temperature che si possono raggiungere nei mesi più caldi. Nonostante uno dei giocatori più forti di sempre sia venuto a mancare due anni fa, i tifosi non si sono mai dimenticati di lui e continuano tutt’ora a venerarlo. Sono molti i fan che hanno scelto di imprimere un loro omaggio all’argentino sulla loro pelle, come è accaduto agli Europei che si sono tenuti lo scorso anno.
Durante una delle partite di qualificazione agli ottavi, quella che visto la Francia battere la Svizzera ai rigori, è stato inquadrato un tifoso svizzero con un tatuaggio de El Pibe de Oro. L’immagine in poco tempo ha fatto il giro del web, mandando in in visibilio i tifosi del Napoli. Che dire, è proprio questo il bello del calcio: uno sport che unisce le persone a prescindere dai colori calcistici, e Diego senza dubbio è uno che è riuscito sempre a farlo.