Circa 30 anni fa, alcuni escursionisti tedeschi trovarono casualmente un corpo congelato nel ghiaccio. Il cadavere, ben conservato, apparteneva a un uomo dall’età apparente tra 25 e i 35 anni. La particolarità? Il corpo risaleva a migliaia di anni prima.
La scoperta dell’Uomo venuto dal ghiaccio, o Ötzti, è diventata espressione di una delle mummie più famose al mondo.
Gli abiti e le armi di Ötzti hanno infatti subito offerto uno sguardo su come si viveva nel 3200 a.C. ma… non solo: il suo corpo ha infatti offerto ai ricercatori medici nuove conoscenze sulla storia dei tatuaggi e della medicina.
Ötzti è morto in giovane età rispetto all’aspettativa di vita delle persone che vivono nel 21° secolo, ma il suo corpo portava già i segni della sopravvivenza in un ambiente difficile, con una spiccata usura della colonna vertebrale, delle ginocchia e delle caviglie, indicando che forse l’uomo potrebbe aver vissuto con l’artrite.
Ma come faceva un cacciatore come Ötzti a sopportare il dolore dell’artrite?
Osservando più da vicino i resti di Ötzti, i ricercatori hanno notato piccole linee grigio-blu incise sulla pelle della schiena e delle gambe: in tutto, quelli che sembrano essere ben 61 tatuaggi. Ma con quale scopo?
I pigmenti sotto la pelle congelata di Ötzti potrebbero indicare un’antica pratica medica? Per i ricercatori, forse, è così.
“Sosteniamo che i tatuaggi ‘medicinali’ sulla schiena e sulle gambe corrispondano direttamente ai siti di dolore cronico del ginocchio destro e della caviglia destra“, hanno dichiarato gli antropologi in un articolo pubblicato sulla rivista Inflammopharmacology. In altre parole, molte delle linee e dei punti incisi sul corpo di Ötzti sono vicini a zone in cui aveva lesioni o dolori articolari. Alcuni antropologi ritengono che Ötzti possa aver utilizzato il tatuaggio come terapia simile all’agopuntura per alleviare il dolore.
A questo punto, bisogna comprendere in che modo Ötzti si sia fatto fare i suoi tatuaggi?
Sebbene non ci siano sicurezze in tal senso, probabilmente chi ha fatto i tatuaggi a Ötzti ha praticato dei tagli poco profondi sulla pelle di Ötzti e vi ha poi strofinato del carbone. La cenere poteva così rimanere sotto la superficie della pelle di Ötzti quando i tagli guarivano.
Se Ötzti è un esempio antico di tatuaggio, è pur vero che anche altri popoli di altre culture più recenti hanno utilizzato i tatuaggi a scopo terapeutico. Per generazioni, per esempio, i guaritori e gli artisti di alcune comunità irochesi o Haudenosaunee hanno apprezzato i tatuaggi anche a tal scopo.
Effettivamente, se è vero che il processo di realizzazione di un tatuaggio può essere doloroso, è anche vero che può rilasciare endorfine. Uno studio del 2016 pubblicato sull’American Journal of Human Biology riferisce che il tatuaggio può contribuire a rafforzare il sistema immunitario di una persona.
Insomma, forse i nostri antenati non erano andati troppo lontani dalla verità…
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