Nella storia dell’uomo i tatuaggi hanno adempiuto a numerosi utilizzi. Quelli più deprecabili e drammatici sono tuttavia sicuramente connessi a quanto accaduto nei campi di concentramento nazisti.
I nazisti iniziarono infatti a tatuare i numeri sui prigionieri a partire dall’autunno del 1941 utilizzando uno stampo di metallo lungo circa un centimetro e mezzo, fruito per ritrarre i numeri sulla pelle dei prigionieri.
Una testimonianza shock di quanto accaduto in uno dei periodi più bui della storia dell’umanità che, tuttavia, merita di essere ricordata al fine di non dimenticare quanto avvenuto, scongiurando il rischio che possano ripresentarsi simili vergogne.
Una testimonianza storica da non dimenticare
I nazisti iniziarono a tatuare i prigionieri ad Auschwitz a partire dalla fine del 1941 utilizzando degli strumenti rudimentali: venivano infatti usati dei sigilli metallici inseriti in uno stampo di legno, per mezzo del quale gli aghi venivano premuti nella pelle dei prigionieri. Subito dopo la loro rimozione, l’inchiostro veniva spalmato nei fori sanguinanti imprimendo così, in maniera perenne, questo simbolo di prigionia.
Non tutti sanno, peraltro, che sebbene inizialmente ad essere tatuati fossero solamente i numeri, con il triste aumentare dei prigionieri dal 13 maggio 1944 i nazisti iniziarono a utilizzare anche le lettere. I prigionieri ebrei maschi furono collocati nella Serie A e, quindi, nella Serie B una volta che i numeri furono esauriti.
Con la liberazione del campo di prigionia avvenuta il 27 gennaio 1945 e con la sconfitta della Germania nazista, la lettera C non fu più utilizzata. Tuttavia, alcuni reperti storici hanno trovato la presenza di diversi sigilli con la C, dimostrando che probabilmente i nazisti si stavano già preparando alla fase successiva dello sterminio dell’ebraismo mondiale, evitato con il conflitto.
A produrre i sigilli utilizzati per i tatuaggi nei campi di prigionia era la Aesculap, un’azienda fondata nel 1867 per produrre strumenti chirurgici di qualità. Durante le due guerre mondiali, produceva anche componenti per l’industria bellica.
Una piccola curiosità: oggi l’azienda ha quasi 4.000 dipendenti e un fatturato annuo di quasi 2 miliardi di euro. Nel manuale di istruzioni che accompagna i sigilli dell’epoca, l’azienda li aveva descritti come set destinati alla marcatura dei bovini. Tuttavia, ad aggiungere ulteriori aspetti oscuri alla vicenda, vi è l’evidenza che la dimensione dei numeri utilizzati era molto più piccola di quella dei bovini e – probabilmente – tristemente progettata per l’uso sugli esseri umani.