Ci sono dei casi in cui i tatuaggi vengono banditi o sono reputati scomodi. C’è chi ha ancora numerosi pregiudizi ma delle volte un’immagine può veramente inneggiare all’odio e al razzismo. Un caso scoppiato negli ultimi giorni ci può aiutare a riflettere.
Una catena di ristoranti, la Roadhaus Restaurant, ha pubblicato un annuncio di lavoro per la ricerca di addetti alla ristorazione. Tra i vari requisiti richiesti c’è né uno in particolare che ha smosso gli animi. Non si accettano persone con tatuaggi in vista. Eh sì, specificano proprio che per trasparenza sarà meglio non candidarsi per nulla se si hanno dei tatuaggi. E’ stato dichiarato infatti: “il personale addetto alla selezione dei futuri lavoratori si accerta dell’assenza di tattoo, quindi sostanzialmente farlo sapere prima è un modo per evitare che interessati e potenziali candidati perdano il loro tempo in una ricerca di lavoro che, di sicuro, non produrrà risultati”. Quello che ci si chiede però è il nesso tra le capacità di una persona e il fatto che abbia tatuaggi.
Essendo un’immagine impressa sulla pelle il tatuaggio ha la capacità di comunicare in maniera molto forte. Ci dice se abbracci un’opinione, un filone politico ma anche l’odio verso qualcosa. E’ vero infatti che ci sono simboli o scritte che possono inneggiare al razzismo e alla violenza, ma ognuno è libero, nei limiti del decoro, di fare ciò che preferisce. Ma può un’immagine incitare a commettere atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi? Ci vengono in mente per esempio dei tatuaggi con le svastiche. Siamo ancora in un paese libero perciò in teoria non è vietato ma sicuramente possono nascere dei problemi.
Ci sono poi delle istituzioni importanti che vietano tatuaggi e piercing. Il tatuaggio costituisce esclusione dai concorsi per le cariche di poliziotto o comunque di tutte le cariche in divisa. E’ il caso dell’Esercito, la cui direttiva dice no ai tatuaggi razzisti, discriminatori, osceni, con riferimenti sessuali o che possano portare discredito alle istituzioni della Stato e alle forze armate.
Nel mondo di lavoro a quanto pare ci sono delle regole, non scritte, che possono escludere candidati con tatuaggi, soprattutto quelli visibili. E’ un discorso decoro dicono ma è un vero peccato capire che ancora oggi ci si possa ripugnare se un cameriere ha qualche tatuaggio. Considerando che in Italia, il 4,7% degli adolescenti ha un tatuaggio, il 2,7 più d’uno e il 23,1% ha un piercing bisognerà incominciare a considerare ed accettare la libertà di ognuno di noi e regolarci di conseguenza.
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