Un calciatore della squadra dell’Iran ha dovuto fare i conti con un problema che riguarda parecchi giocatori. Ma scopriamo insieme cosa è accaduto.
Il calciatore iraniano Ashkan Dejagah è stato convocato dal Comitato etico della Federazione calcistica iraniana. A quel tempo era capitano della nazionale iraniana e si era appena trasferito a giocare per la squadra del Tractor Sazi Tabriz.
Ebbene anche un giocatore del suo calibro ha avuto a che fare con delle critiche alquanto pesanti da parte del governo del suo Paese. Infatti, si è trovato al centro delle cronache per aver mostrato i suoi tatuaggi in pubblico. Non solo, ha pubblicato sul suo profilo le foto della moglie in cui non indossa il velo hijab, obbligatorio in Iran. In una delle foto, la donna dà un bacio sulla guancia al marito, mentre in un’altra, gli avambracci sono esposti.
La polemica
I post dell’ex capitano, recentemente votato in un sondaggio online come miglior centrocampista dell’Iran, tendono solitamente a raggiungere un vasto pubblico. Basti pensare che solo su Instagram Ashkan conta la bellezza di un milione di followers. Il calciatore vanta dei grandi tatuaggi su entrambe le braccia, ma ha fatto qualche sforzo per nasconderli nelle sue precedenti apparizioni con la nazionale. I giocatori iraniani, molti dei quali hanno tatuaggi, adottano regolarmente misure per coprirli, indossando maniche lunghe in qualsiasi condizione atmosferica o utilizzando un nastro adesivo per il corpo.
Dejagah ha postato un’immagine che mostra chiaramente le sue braccia, scrivendo un testo di accompagnamento in inglese. Qui parla di un giornalista internazionale che gli ha chiesto se si fosse trasferito nel campionato iraniano “solo per rilassarsi”. Dejagah ha affermato che questo l’ha ferito e che il giornalista ha mostrato una mancanza di rispetto per il calcio iraniano. Ha continuato affermando: “Quindi cosa è più irrispettoso? Che io stia giocando a calcio dove la gente può vedere i miei tatuaggi?”.
La pratica dei tattoos
Il calciatore è cresciuto in Germania dopo che la sua famiglia è emigrata quando lui era ancora un bambino. È diventato campione d’Europa con la squadra under 21 della Germania, ma ha scelto di giocare per l’Iran quando è diventato chiaro che una convocazione nella Germania maggiore non sarebbe mai arrivata.
I tatuaggi sono estremamente popolari tra i calciatori di tutto il mondo, con una marea di atleti che sfoggiano una varietà di disegni, scritte e, in alcuni casi, persino le foto dei loro cari. Il Comitato etico della Federazione calcistica iraniana, nel corso degli anni, ha lanciato ripetuti avvertimenti ai giocatori, definendo il tatuaggio non professionale. La sensibilità delle autorità iraniane è maggiore per i calciatori, perché il calcio è uno degli sport più popolari sulla televisione iraniana, con un seguito particolarmente elevato tra le famiglie.
L’Iran considera gli atleti come degli esempi da seguire, responsabili della promozione dei valori islamici alle giovani generazioni. I media di Stato però fanno spesso riferimento ai tatuaggi come simbolo di “occidentalizzazione” o parte di una “invasione culturale” occidentale della società islamica. Anche ai dipendenti pubblici iraniani è stato vietato di tatuarsi. Se ne hanno già, sono incoraggiati a nasconderli quando sono al lavoro.
I tatuaggi sono illegali?
L’opinione pubblica non è affatto unanime. Molti iraniani, soprattutto i più giovani, considerano un loro diritto fare ciò che vogliono del proprio corpo. Alcuni definiscono i tatuaggi alla moda, altri sostengono che possono essere opere d’arte.
Visualizza questo post su Instagram
Secondo gli esperti, in Iran non esiste una norma di legge che vieti di farsi tatuare. Tuttavia, pur non essendoci una legge esplicita sui tatuaggi, sono presenti altre leggi che sono aperte all’interpretazione e potrebbero essere considerate comprensive dei tattoos.
Un organo di stampa statale ha addirittura scritto un recente articolo in cui si affermava che farsi un tatuaggio è considerato un “atto immorale e inappropriato nella società iraniana”, pur aggiungendo che “non è soggetto ad alcuna punizione o reato nel libro delle leggi”.